I licheni

I Licheni sono organismi simbionti derivanti dall'associazione di due individui: un organismo autotrofo (un cianobatterio o un’alga) e un organismo eterotrofo (un fungo, in genere un ascomicete o un basidiomicete). I due simbionti convivono traendo reciproco vantaggio: il fungo sopravvive grazie ai composti organici prodotti dalla fotosintesi dell'alga o del cianobatterio, mentre questi ricevono, in cambio, protezione, sali minerali ed acqua.
I Licheni si sviluppano negli ambienti più disparati, colonizzando tronchi, terreno e rocce, ma anche supporti meno consueti quali metalli, vetro, asfalto, cemento e laterizi.
Il corpo del Lichene (detto tallo) non è differenziato in veri tessuti e non sono pertanto riconoscibili radici, fusti, foglie; tuttavia essi hanno forme di crescita ben differenziate, tra le quali sono riconoscibili i Licheni crostosi, caratterizzati da patine molto aderenti al substrato, Licheni fogliosi in cui il tallo è costituito da una lamina appiattita e variamente lobata, simile ad una foglia, squamulosi, ovvero formati da scaglie singole o parzialmente sovrapposte tra loro, oppure fruticosi, caratterizzati da una direzione di crescita perpendicolare al substrato e ramificazioni più o meno abbondanti. La loro sensibilità agli inquinanti e la capacità di assorbire sostanze dall'atmosfera, ne fanno ottimi indicatori della qualità ambientale.
Grazie a questo primo contributo alla conoscenza dei Licheni della Riserva, sono state raccolte e determinate 20 specie e altre 3 entità a livello di genere. Per quanto riguarda le forme di crescita, prevalgono le forme crostose (40%), seguite dai Licheni fogliosi (25%), dai fruticosi (15%) e leprosi (ovvero crostosi pulverulenti) (15%), mentre gli squamulosi costituiscono il 5%.

Al momento è stato esplorato un numero ridotto di habitat. Ulteriori ricerche potranno certamente permettere l’individuazione di una flora lichenologia molto più ricca e diversificata.

Le Briofite

Le Briofite sono state le prime piante superiori ad aver abbandonato l’ambiente acquatico più di 400 milioni di anni fa colonizzando le terre emerse. Per ovviare alle caratteristiche ambientali sfavorevoli che hanno incontrato durante l’emersione dalle acque, hanno sviluppato adattamenti specifici, tra cui dimensioni piccole e una notevole gregarietà. Le Briofite sono organismi diffusi in tutti i continenti; la distribuzione di questi vegetali dipende sia da fattori generali del clima, come la latitudine e l’altitudine, sia da fattori ecologici come l’umidità, l’illuminazione e l’interazione con gli altri esseri viventi. Il loro substrato di crescita preferito è rappresentato dal terreno, ma anche altri substrati comuni sono le rocce nude e gli ambienti acquatici.

Requisito fondamentale per la crescita delle Briofite, è la presenza di acqua, o comunque di condizioni di umidità per lunghi periodi. Infatti, essendo prive di tessuti vascolari lignificati, l'assorbimento ed il trasporto dell'acqua e dei soluti necessari avviene generalmente per capillarità e interessa tutta la superficie della pianta. La mancanza di un sistema di conduzione impedisce inoltre lo sviluppo in altezza: per questo motivo le Briofite sono piante di dimensioni piuttosto ridotte e con crescita orizzontale. Queste piante sono anche eccellenti indicatori biologici dell’inquinamento atmosferico in quanto accumulano le sostanze inquinanti quali NO, SO2, CO, idrocarburi, piombo, cadmio ed altri metalli pesanti. Alcuni Muschi mostrano una certa resistenza all’inquinamento: nei boschi sono soprattutto gli effetti delle piogge acide che vengono “monitorati” dalle specie muscinali, in quanto esse assorbono, per effetto dello stem-flow, gli inquinanti contenuti nell’acqua piovana.

Le Briofite sono suddivise in tre gruppi: Antocerote, Epatiche e Muschi

Nel corso del monitoraggio sono state complessivamente censite 47 specie di Briofite (8 Epatiche e 39 Muschi); 4 Muschi risultano nuovi per la Regione Marche. Nel complesso la Riserva Naturale Statale Gola del Furlo risulta un’area con un potenziale di naturalità cospicuo dal punto di vista briologico. In futuro, tutte quelle specie briofitiche indice di naturalità potrebbero essere utilizzate come delle vere e proprie specie target, in quanto, attraverso il monitoraggio permanente di questi ambienti, si potrebbero ricavare indicazioni utili sul permanere o meno di condizioni di naturalità o seminaturalità.

Ricerche effettuate da TERRE.IT srl per conto della Provincia di Pesaro e Urbino ente Gestore della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo

 
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