Gli animali della Riserva

Uccelli

Aquila reale

La specie che caratterizza la Riserva è indubbiamente l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), presente con una coppia fin da tempi storici; la sua regolare nidificazione sulle pareti del M. Paganuccio e la frequentazione dei pascoli sommitali ne ha fatto un simbolo per l’area protetta.
Le grandi dimensioni, il volo maestoso ed elegante, la fama di abile cacciatore, sono caratteristiche che i visitatori del Furlo possono apprezzare con relativa facilità.
Nonostante la presenza stabile dell’uomo lungo la gola, le Aquile del Furlo sono una delle coppie che nidificano con più regolarità nell’intero territorio del centro Italia.

I nidi dell'aquila reale

Ricca è la comunità di uccelli che abita le pareti della gola, ambiente caratteristico della Riserva, come il Falco pellegrino con almeno due coppie stabili, il Lanario che raggiunge in ambito provinciale l’areale di distribuzione italiano più settentrionale, il Gheppio, la Taccola ed altre specie più piccole ma non meno interessanti, come la Rondine montana, il Passero solitario e il Rondone maggiore che nidificano sulle pareti calcaree. Il Rondone maggiore, in particolare, trova nella gola uno dei pochi siti riproduttivi dell’intera regione Marche. Da indagare è invece la presenza del picchio muraiolo, misterioso quanto splendido passeriforme strettamente legato alle pareti verticali, che sembra essere relegato al solo periodo invernale. Sempre in inverno, è ormai nota la presenza anche del Sordone, piccolo insettivoro che in primavera frequenta solo le più alte vette dell’Appennino.

Il Candigliano, che ha originato la gola e tuttora ne modella i fianchi, vede il corso pesantemente modificato dallo sbarramento della diga, che ne ha alterato anche i caratteri faunistici. In questi ultimi anni, infatti, sono comparse specie una volta assenti, legate al fiume ed al suo greto, come Gallinella d’acqua, Martin pescatore e soprattutto gli Ardeidi. Poco più a valle della Riserva, sempre sul fiume Candigliano, è infatti attiva una garzaia, insieme di nidi costruiti sulla vegetazione del fiume a pioppi e salici, dove nidifica il più numeroso Airone cenerino, ma anche la Garzetta e la Nitticora con alcune coppie.

All’interno della gola, il fiume Candigliano è anche popolato dal Germano reale, con un centinaio di individui che svernano, ed alcuni che nidificano, e soprattutto dal Cormorano. Questo nero uccello tipico delle acque marine, in periodo invernale si concentra lungo la gola, passando la notte nei cosiddetti roost, dormitori notturni dove sono al riparo dai predatori. Durante i censimenti invernali nazionali, sono stati contati oltre 200 cormorani che passano la notte sui rami di pioppi e salici dentro la gola, rappresentando il dormitorio più grande e continuo delle Marche.

I boschi, nonostante una struttura spesso ridotta a causa dello strato di suolo limitato, sono abitati da numerose specie di uccelli: si segnalano Allocco, Colombaccio con popolazione ormai in gran parte sedentaria, numerosa ed in aumento, Sparviere, Picchio verde e Picchio rosso maggiore, molti piccoli Passeriformi come Tordela, Luì piccolo, Picchio muratore, cince, ecc.

Le praterie sommitali e gli ambienti arbustati rappresentano un altro elemento di spicco della Riserva. Qui si possono rinvenire molte specie di rapaci in alimentazione, cacciando prede di varie dimensioni; in particolare nel periodo post-riproduttivo (luglio-settembre), molti rapaci tendono a concentrarsi su questi pascoli per cibarsi di insetti e topi, prima degli spostamenti migratori. Oltre ad Aquila reale e Falco pellegrino, si segnalano Sparviere, Albanella minore Falco Pecchiaiolo (entrambi migratori trans-sahariani che nidificano in queste aree), Poiana, Gheppio, Grillaio, Lodolaio, occasionalmente Biancone.

Ma l’insieme delle praterie sommitali, gli arbusteti e le aree sassose, costituiscono anche un importante sito di riproduzione e alimentazione per molti piccoli Passeriformi, alcuni dei quali sono inseriti nella Direttiva Uccelli quali elementi di elevata importanza a livello comunitario. Negli ambienti aperti, inframezzati dagli arbusti, nidificano Allodola, TottavillaCalandro, Fanello, Codirossone, Averla piccola, Sterpazzolina, Ciuffolotto, Strillozzo, Quaglia, Succiacapre. La Magnanina, piccolo silvide degli arbusteti segnalato raramente, rappresenta un elemento di elevato interesse soprattutto per la sua scarsità in ambito regionale.

Infine, sempre ai prati sommitali è legato il Piviere tortolino, limicolo delle praterie fredde e ventose, che a fine estate viene segnalato sui pascoli, in sosta durante la migrazione che lo porterà dalle aree riproduttive principali delle tundre artiche verso sud, ai quartieri di svernamento.

 

Mammiferi

Tra i Mammiferi notevole interesse riveste la presenza del Lupo. La sua presenza, quale superpredatore, testimonia un elevato grado di complessità della rete alimentare della Riserva. Negli ultimi anni lo status di questo magnifico carnivoro è stato oggetto di indagine da parte della Riserva, nell’ambito di un progetto regionale per l’identificazione genetica e la valutazione numerica dei branchi e degli individui presenti. La sua presenza è segnalata dai prati sommitali alle aree boschive fino alla gola, dove scende soprattutto in concomitanza di eventi nevosi particolarmente intensi; gli individui ripresi più volte all’interno della Riserva occupano territori più ampi, allargandosi sia verso valle che verso monte, in continuità con altri nuclei familiari di Lupo presenti nel territorio provinciale, e sfruttando l’abbondanza di ungulati della Riserva.

Alla famiglia dei Mustelidi appartengono abili predatori di piccola e media taglia, come Donnola, Faina, Tasso e Puzzola, elusivi e prevalentemente notturni; fra di essi il più frequente ed osservabile è senza dubbio il Tasso.

Ma i Mammiferi che più facilmente si possono vedere sia per la loro diffusione nel territorio della Riserva che per le notevoli dimensioni, sono gli Ungulati, in particolare il Cinghiale, per il quale sono previsti anche censimenti annuali e piani di controllo in considerazione dei danni arrecati alle colture, ma anche Capriolo e Daino. Il primo è più piccolo, comune sia nelle aree di valle che fino ai prati sommitali, così come il Daino, introdotto in tempi storici ed oggi in progressiva espansione nel territorio provinciale di Pesaro e Urbino, ed in particolare nel territorio della Riserva.

Tra i Mammiferi più comuni, ma non meno importanti, soprattutto per il mantenimento di una stabilità ecologica, sono da ricordare le varie specie di Insettivori, di Arvicole e Topi, lo Scoiattolo comune, il Ghiro, l’Istrice, la Lepre e la Volpe.

Nell’alveo del fiume Candigliano è segnalata da tempo la presenza della Nutria, il castorino esotico usato per le pellicce ed oggi, dopo essere scappato dagli allevamenti, è divenuto comune ovunque nei corsi d’acqua grandi e piccoli.

Interessanti anche le segnalazioni relative al Toporagno d’acqua ed al Moscardino.

Purtroppo scarse sono le conoscenze sui Chirotteri, ma vi sono comunque segnalazioni molto interessanti, come il Molosso di Cestoni o la Nottola di Leister.

Rettili

Anche i Rettili popolano l'area con numerose specie fra cui l’Orbettino, il Ramarro occidentale, la Lucertola muraiola, la Lucertola campestre, la Luscengola comune, la Natrice tassellata, la Natrice dal collare, la Vipera comune, il Biacco, il Saettone comune e il Cervone. Importante è la presenza del Colubro di Riccioli, piccolo serpente di prati rocciosi, radure erbose e boschi radi.

Anfibi

Gli Anfibi sono rappresentati sia da specie a larga diffusione nella Provincia come il Tritone crestato italiano, il Rospo comune, la Raganella italiana e la Rana verde, sia da specie caratteristiche della zona appenninica, come il Geotritone italiano e la Rana appenninica. Il primo frequenta luoghi molto umidi e freschi come grotte e cavità del suolo, zone rocciose e boschi, la seconda torrenti, pozze e boschi montani.

Pesci

Fra i Pesci si ricordano Carpa, Gobione, Lasca, Cavedano, Rovella, Cobite comune e Alborella. Di particolare interesse è la presenza del Ghiozzo padano (Podagobius bonelli), specie endemica dell’Italia settentrionale e centrale. Fra i Crostacei è presente il Granchio di fiume che scava le tane lungo le sponde dei corsi d’acqua.

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