Le Epigrafi e la Mutatio “ad Intercisa”

L’iscrizione (CIL XI 6106), incisa sopra l’ingresso orientale della galleria, gemella di quella posta sull’altro ingresso, ora occultata dall’avancorpo moderno, commemorava la costruzione della galleria per volere dell’imperatore Vespasiano fra il 76 e il 77 d.C.

Imp(erator) Caesar Aug(ustus) / Vespasianus, pont(ifex) max(imus), / trib(unicia) pot(estate) VII, imp(erator) XVII, p(ater) p(atriae), co(n)s(ul) VIII, / censor, faciund(um) curavit.“L’imperatore Cesare Augusto Vespasiano, pontefice massimo, nell’anno della sua settima potestà tribunizia, acclamato imperatore per la diciassettesima volta, padre della patria, console per l’ottava volta, censore, provvide che venisse costruito”.

Una seconda iscrizione (CIL XI 6107) venne apposta presso l’ingresso occidentale nel 246 d.C. per volere di Aurelio Munaziano, sottufficiale dell’esercito che svolgeva qui mansioni di controllo, per celebrare una vittoria dell’imperatore Filippo l’Arabo contro il brigantaggio della zona. Alcuni briganti, infatti, si erano stanziati al di là del fiume, sul monte Paganuccio e per debellarli l’imperatore inviò alcuni militari della flotta ravennate, insediando poi in questo lato della galleria una stazione di polizia con un manipolo di 20 soldati. 

L’epigrafe rimase qui fino al 1886 quando l’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade) decise di rimuoverla ed è ora conservata presso il Museo Oliveriano di Pesaro.

Con l’inizio della crisi dell’Impero romano, a partire dal III secolo d.C., e soprattutto con la guerra guerra greco-gotica (VI sec. d.C.) e la successiva discesa dei Longobardi, la Flaminia venne poi a perdere il suo valore di itinerario commerciale e, percorsa da truppe di militari e da briganti in cerca di facile bottino, divenne, in questa zona della gola del Furlo, un punto di transito strategico molto ambito.

Le condizioni di difficoltà e pericolo nel transito, a causa della caduta di massi, dell’incuria e dell’azione di malviventi, rimasero una caratteristica costante per i secoli successivi. Solo nel 1860, dopo che il Furlo fu entrato a far parte del nuovo stato unitario, il luogo fu liberato dalla presenza dei banditi. 

La piccola chiesa di Santa Maria, che si trova presso l’uscita est della galleria, è stata costruita, occultando parte del primo e più antico tracciato stradale della Flaminia,  alla fine del ‘400 sulle rovine di un precedente edificio.

Poco lontano, in corrispondenza dell'attuale agglomerato del Furlo, si ritiene invece che fosse ubicata la mutatio di Intercisa, o Ad Intercisa, citata nelle fonti (Itinerarium Hierosolymitanum e Tabula Peutingeriana), ossia un punto di sosta lungo la strada consolare utilizzato dai viandanti per cambiare cavallo e per rifocillarsi.

Il toponimo Intercisa, o Ad Intercisa, sottintende il toponimo saxa e il suo significato letterale di “rocce tagliate” deriva chiaramente dai tagli praticati sul fianco del monte per ricavare la strada. Il nuovo nome di Petra Pertusa, cioè “roccia perforata”, ricordato dallo storico Procopio, così come il toponimo attuale Furlo derivato da Forolo/Furulus, sono evidenti richiami alla galleria fatta da Vespasiano.

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