La galleria piccola del Furlo

La piccola galleria si presenta conformata in modo tutt'altro che regolare e, considerate le dimensioni, si mostra appena idonea a permettere il passaggio di un carro alla volta. Molti elementi fanno pensare che essa sia dovuta ad un intervento di emergenza, al pari del muro di terrazzamento attiguo, che ne rafforza la struttura, probabilmente a rischio, situata sul margine del dirupo in frana. Questo ridotto e forse precario traforo, in definitiva, viene a costituire una sorta di by-pas, che consente malgrado tutto di fornire uno stretto passaggio di emergenza alla via Flaminia per aggirare lo scosceso costone della rupe in precedenza franato. La galleria presenta in connessione con i due ingressi sbrecciature irregolari, effettuate a scalpello sulle pareti tagliate accuratamente in verticale. La lunghezza del passaggio è di circa otto metri e la larghezza in media è di 3,30. L'ingresso verso est raggiunge una ampiezza massima di metri 3,90, mentre quello orientale e di minori dimensioni, circa tre. NeI punto massimo l'altezza è di 4,45 metri, ma in corrispondenza del varco ad est si avvicina ai quattro. La stessa irregolarità riscontrata nelle misure degli elementi caratterizzanti del tunnel può essere notata anche nel sesto della volta .Sul piano di roccia si riconoscono ancora i solchi aralleli formati dalle ruote dei carri, ma senza grande rilievo. Non esistono comunque elementi peculiari per formulare una ipotesi di datazione del piccolo traforo. Secondo la tradizione locale esso sarebbe opera degli «Umbri o altri popoli primitivi». Questa fantasiosa attribuzione si basa sulla errata interpretazione di un passo di Procopio (Bell. Goth., II, 11): «Quel forte non è di fabbrica umana, ma lo creò la natura del luogo; poiché la via, assai scoscesa, ha a destra un fiume che per la forza della corrente nessuno può passare; a sinistra poco distante sollevasi una rupe a picco [... ]. Anticamente non v'era per il viandante alcun passaggio, poiché la rupe estendevasi con la sua estremità fino all'alveo stesso del fiume senza lasciar tramite a chi di là ne andasse. Gli antichi quindi, praticatovi un foro, fecero così in quel posto una piccola porta». 

Si ritiene erroneamente che lo storico bizantino si riferisca alla galleria minore e che 'gli antichi' che la costruirono non potevano essere i Romani, perché sarebbero stati ricordati in modo esplicito.

Occorre però osservare che Procopio fa menzione di avvenimenti verificatisi a 'Petra Pertusa' nel 538 d.C., ossia circa cinque secoli dopo la realizzazione della peculiare opera. Se egli non fa riferimento alla duplice iscrizione sopra i due ingressi della grande galleria è perché ambedue erano già allora logore oppure nascoste dalle opere realizzate dai Goti per sbarrare il passaggio.

L'epoca di apertura del piccolo traforo va comunque collocata tra la costruzione della attigua poderosa sostruzione, attuata in età augustea, e la realizzazione della 'Grande' Galleria, aperta all'epoca di Vespasiano, nel 76 d.C. (M.Luni, Archeologia nelle Marche, Firenze 2003).

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